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Educare all’affettività: “il coraggio di esserci”.

Educare all’affettività: “il coraggio di esserci”.

Perché parlare di educazione sessuale e educazione affettiva nelle scuole è fondamentale.

Dott.ssa Claudia Agostini, esperta in educazione sessuale e mediatore familiare – Dott.ssa Beatrice Sironi, Psicologa e Psicoterapeuta

Da anni lavoriamo nelle scuole, proponendo progetti di educazione all’affettività e alla sessualità nelle primarie e secondarie, confrontandoci con genitori e insegnanti — fortunatamente sempre meno — che manifestano timori e resistenze. I primi temono che parlare di questi temi possa anticipare i tempi, spingendo i figli alla curiosità; eppure, i Paesi con programmi strutturati registrano minori tassi di gravidanze adolescenziali, maggiore consapevolezza del consenso e una riduzione delle infezioni sessualmente trasmissibili.

Gli insegnanti, invece, temono il giudizio delle famiglie e dei colleghi, spesso incerti su come affrontare l’argomento.

Le famiglie delegano alla scuola, la scuola rimanda alle famiglie, e in questo continuo rimpallo della responsabilità, i ragazzi restano soli. Così cercano da sé le risposte che non ricevono dagli adulti: le cercano tra i pari, sui social, su internet e, perché no, anche su siti pornografici, trovando spesso modelli distorti, informazioni incomplete o contenuti che confondono invece di chiarire.

Ragazzi accedono ai social senza controllo

Per questo crediamo che l’educazione all’affettività e alla sessualità debba essere un impegno condiviso, serio e continuativo, che accompagni i ragazzi dalla scuola dell’infanzia fino all’età adulta. I giovani non hanno bisogno di silenzi o risposte vaghe, ma di adulti competenti, presenti e capaci di ascoltare senza giudicare.

Parlare di affettività e sessualità non è solo utile: è urgente. In un’epoca in cui i ragazzi sono esposti fin dalla preadolescenza a modelli distorti, relazioni tossiche e contenuti sessualizzati, offrire loro strumenti per comprendere sé stessi e gli altri è un atto di responsabilità. Educare significa anche affrontare il tema del consenso, dove spesso si confonde desiderio con pressione, intimità con possesso e protezione con controllo, e quello degli stereotipi di genere, che alimentano ruoli imposti e relazioni squilibrate.

I percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità non tolgono nulla: aggiungono consapevolezza, protezione e libertà. Significa prevenire la violenza, le relazioni tossiche, le gravidanze indesiderate, le infezioni sessualmente trasmissibili, ma anche il senso di solitudine, di vergogna e di inadeguatezza. Un dato dovrebbe farci riflettere: in Europa, 20 Paesi hanno reso obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole; in Svezia esiste dal 1955.